Le principali misure del Nuovo decreto Aiuti

In risposta alla situazione pandemica e al conflitto in Ucraina l’Esecutivo ha stanziato 14 miliardi di euro.

La base per finanziare i nuovi aiuti è rappresentata dai 6 miliardi resi disponibili dal Def; a questo tesoretto il provvedimento aggiunge una rimodulazione che libera 2 miliardi dai fondi di sviluppo e coesione e dagli “extraprofitti” maturati dalle società energetiche; risorse generate da una nuova richiesta del 15%, 6 miliardi, calcolata sull’aumento dell’imponibile Iva, che muove il contributo al 25%.

Con questa imponente mole di risorse l’Esecutivo punta a contrastare la perdita di potere d’acquisto che grava su una platea di 28mln tra lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi.

Come si articola il decreto

Il decreto, articolato in 50 articoli, dedica alle imprese interventi che muovono su tre ambiti:

  1. aiuti a fondo perduto;
  2. proroga delle garanzie sui prestiti;
  3. aumento del tax credit per gli investimenti legati a Transizione 4.0.

Crediti d’imposta rafforzati per le imprese energivore e gli autotrasportatori

Il decreto aiuti ed energia contiene una serie di agevolazioni a favore delle imprese caratterizzate da elevati consumi di gas. Viene, per quest’ultime, innalzato il tax credit dal 20 al 25% e viene elevato allo stesso livello anche l’agevolazione prevista per tutte le altre imprese non gasivore, ma comunque caratterizzate da incidenza di oneri significativa su tali approvvigionamenti. Viene poi elevato dal 12% al 15% anche il credito d’imposta relativo alle imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kilowatt, diverse dagli energivori.

Agli autotrasportatori viene riservato un credito di imposta del 28% della spesa sostenuta nel primo trimestre dell’anno 2022 per l’acquisto di gasolio utilizzato in veicoli di categoria euro 5 o superiore. Le spese, al netto dell’IVA, dovranno essere comprovate mediante le relative fatture d’acquisto; il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito d’imposta né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive. L’agevolazione sarà cumulabile con altri benefici “a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive non porti al superamento del costo sostenuto” sui medesimi costi oggetto di agevolazione; il tax credit potrà essere usato solo in compensazione.

Aiuti alle imprese: indennizzi ed estensione temporale della garanzia Sace

Il decreto conferma la creazione di un fondo da circa 200 milioni di euro a sostegno delle imprese che sviluppano business in aree coinvolte nel conflitto Ucraino e che hanno subito ripercussioni in termini di perdita di fatturato. Si tratta di un contributo a fondo perduto che mira a sostenere, infatti, le aziende che hanno visto contrarsi i loro ricavi a seguito della riduzione della domanda, dell’interruzione di contratti e progetti esistenti o della crisi nelle catene di approvvigionamento. Le imprese, per poter usufruire dell’agevolazione dovranno presentare, cumulativamente, tre requisiti:

– il primo è l’effettivo coinvolgimento negli ultimi due anni, direttamente o indirettamente, di operazioni commerciali, compreso l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati, con Ucraina, Russia e Bielorussia pari almeno al 20% del fatturato aziendale totale;

– il secondo presupposto è che l’impresa abbia subito, nell’ultimo trimestre che precede l’entrata in vigore del decreto, un incremento del costo di acquisto medio per materie prime e semilavorati di almeno il 30% rispetto alla media dello stesso periodo del 2019;

– la terza condizione prevede che bisogna aver registrato nell’ultimo trimestre un calo del fatturato di almeno il 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono previste due fasce di contributo, ma comunque nel limite invalicabile di complessivi 400mila euro.

Le imprese che hanno subito contraccolpi dal conflitto in Ucraina o dal caro energia, inoltre, le garanzie Sace, fino al 31 dicembre, potranno avere una copertura che può spingersi fino al 90%. L’esecutivo vara l’attesa e auspicata garanzia Sace a condizioni di mercato, ovvero, copertura su prestiti fino a 20 anni, garanzia al 70% e interventi anche per supportare la crescita o la patrimonializzazione delle imprese. Sul fondo per le Pmi, invece, mini intervento che elimina il riconoscimento della commissione sulla garanzia per le imprese che operano in Italia e nei 26 settori previsti dalla Ue.

Credito d’imposta sulla formazione e sui beni immateriali

Il provvedimento aumenta il credito d’imposta per le imprese che investono su beni immateriali e formazione 4.0.

Per gli investimenti in beni immateriali 4.0 la norma prevede che se, “effettuati a decorrere dal primo gennaio e fino al 31 dicembre 2022 ovvero entro il 30 giugno 2023, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione, la misura del credito d’imposta prevista è elevata al 50%”.

Le vigenti aliquote relative al tax credit “Formazione 4.0” sono, invece, elevate dal 50% al 70% e dal 40% al 50%.

 

 



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