LE COMUNITA’ ENERGETICHE

Che cos’è una comunità energetica?

A contrasto dei cambiamenti climatici e cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, i cittadini di tutto il mondo stanno unendosi per riacquistare rilevanza nel settore energetico, attraverso azioni dirette e partecipate che mirano alla costruzione di una società più equa e sostenibile. Questa tendenza è in crescita. In vista della riduzione delle emissioni di carbonio nel settore elettrico prevista per il 2050, si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema.

Ma cosa s’intende per prosumer? Mutuato dall’inglese, il termine è utilizzato per riferirsi all’utente che non si limita al ruolo passivo di consumatore (consumer), ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo (producer). In pratica, il prosumer è colui che possiede un proprio impianto di produzione di energia, della quale ne consuma una parte. La rimanente quota di energia può essere immessa in rete, scambiata con i consumatori fisicamente prossimi al prosumer o anche accumulata in un apposito sistema e dunque restituita alle unità di consumo nel momento più opportuno.

Le forme innovative di prosumption possono essere attuate attraverso le comunità energetiche (CE), ossia una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali. Questo è un concetto ampio che identifica una varietà di esperienze comprendenti comunità di interessi e comunità di luogo che condividono lo sviluppo di un progetto per la produzione di energia rinnovabile e i benefici economici e sociali che ne derivano. Con le dovute distinzioni e differenze tra loro, le comunità energetiche sono tutte accomunate da uno stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri, piuttosto che dare la priorità al profitto economico come una società energetica tradizionale.

Le comunità energetiche in Europa e nel mondo

La nascita di una comunità energetica prevede l’aggregazione di un certo numero di prosumers disposti a condividere impianti di produzione di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile. Attualmente, in molti paesi del globo, sono attive varie iniziative di autoconsumo collettivo e di comunità energetiche, dimostrando il loro potenziale di trasformatore sociale per il fatto di facilitare l’adozione di comportamenti eco-sostenibili.

Alcuni esempi di Comunità Energetiche Extra UE sono il Grupo Creluz, Rio Grande do Sul (Brasile) e The Brooklyn Microgrid (BMG), New York (USA). In Europa, invece, tra le più importanti figurano Bioenergy Village Jühnde, in Germania e Community Energy Generation, Aggregation and Demand Shaping nel Regno Unito.

Le comunità energetiche in Italia

In Italia ci sono già molte comunità e cooperative energetiche situate principalmente nella zona settentrionale della penisola. Alcuni esempi di prototipi di comunità energetiche, attive già nei primi decenni del XX secolo sono sorte in Alto Adige, in Valtellina e in Valle d’Aosta. Le più recenti, invece sono sorte a Torino, Lecce, Verona tra il 2011 e il 2015.

Brevi cenni normativi: la regolamentazione europea ed italiana

Nel 2019, l’Unione Europea ha concluso la approvazione del pacchetto legislativo “Energia pulita per tutti gli europei” (CEP – Clean Energy Package), composto da otto Direttive che regolavano temi energetici, tra cui: prestazioni energetiche negli edifici, efficienza energetica, energie rinnovabili, mercato elettrico.

Le direttive UE, stabilite dal CEP, cercano di mettere in atto quadri giuridici adeguati a consentire la transizione energetica e dare un ruolo di primo piano ai cittadini nel settore dell’energia. Le direttive dovrebbero essere seguite dalle leggi nazionali sui rispettivi temi.

Tra i diversi temi di interesse, esamineremo qui soltanto due delle direttive del CEP:

  • la Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001), in cui sono riportate le definizioni di autoconsumo collettivo e di Comunità di Energia Rinnovabile (CER);
  • la Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica (Direttiva UE 2019/944) che definisce la Comunità Energetica dei Cittadini (CEC).

Le Direttive, sebbene presentino definizioni diverse tra loro, definiscono entrambe la comunità energetica come “un soggetto giuridico” fondato sulla “partecipazione aperta e volontaria”, il cui scopo prioritario non è la generazione di profitti finanziari, ma il raggiungimento di benefici ambientali, economici e sociali per i suoi membri o soci o al territorio in cui opera.

Per garantire il carattere no profit delle comunità energetiche, non è ammessa la partecipazione, in qualità di membri della comunità, di aziende del settore energetico (fornitori e ESCO) che possono, invece, prestare servizi di fornitura e di infrastruttura.

Le principali differenze tra le CER e CEC sono:

a) la CER si basa sul principio di autonomia tra i membri e sulla necessità di prossimità con gli impianti di generazione. La CER può gestire l’energia in diverse forme (elettricità, calore, gas) a patto che siano generate da una fonte rinnovabile.

b) la CEC non prevede i principi di autonomia e prossimità e può gestire solo l’elettricità, prodotta sia da fonte rinnovabile, sia fossile.

La Regolamentazione Italiana: l’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe e il Superbonus 110%

Nonostante l’Italia non abbia ancora promulgato la legge nazionale per il recepimento della Direttiva sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001) e della Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica (Direttiva UE 2019/944), ha avviato una fase di sperimentazione sulla prima.

Ad oggi, la regolamentazione italiana in materia di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabile consiste nell’articolo 42-bis, inserito nel Decreto Milleproroghe (convertito nella legge n. 8/2020 in 29 febbraio 2020). La regolamentazione attuale cerca di collettare dati ed elementi utili all’attuazione delle Direttive, oltre a consentire investimenti visti gli obiettivi stabiliti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).

D’accordo con le disposizioni del Decreto Milleproroghe, l’autoconsumo collettivo è fatto da una pluralità di consumatori ubicati all’interno di un edificio in cui è presente uno o più impianti alimentati esclusivamente da fonti rinnovabili. Gli impianti possono essere di proprietà di soggetti terzi (come ESCO) e usufruire di specifici benefici, come le detrazioni fiscali.

La comunità energetica rinnovabile deve essere formata dai consumatori ubicati nella rete elettrica di bassa tensione, sotto la medesima cabina di trasformazione di media/bassa tensione. I partecipanti mantengono i loro diritti come clienti finali, compreso quello di scegliere il proprio fornitore ed uscire dalla comunità quando lo desiderano. La partecipazione è aperta a tutti gli utenti sotto la stessa cabina elettrica, compresi quelli appartenenti a famiglie a basso reddito o vulnerabili.

L’energia condivisa all’interno della comunità è pari al minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti della comunità e l’energia elettrica prelevata dall’insieme dei membri associati. L’energia è considerata condivisa per l’autoconsumo istantaneo anche attraverso sistemi di accumulo.

Per promuovere l’utilizzo di sistemi di accumulo e la coincidenza fra produzione e consumo, è stata stabilita una tariffa d’incentivo, per remunerare l’energia autoconsumata istantaneamente. Per accedere agli incentivi, l’impianto deve essere nuovo, ossia, installato dopo il 1º marzo 2020. La tariffa d’incentivo sarà cumulabile con le detrazioni fiscali, ove disponibili, e sarà stabilita in valori differenti, conformemente alla tipologia di seguito:

a) Energia condivisa nell’ambito dell’autoconsumo collettivo (stesso edificio o condominio): 100 €/MWh;

b) Energia condivisa nell’ambito delle comunità energetiche rinnovabile (stessa cabina elettrica di media/bassa tensione): 110 €/MWh;

Tra le varie misure adottate dal Governo italiano, incluse nel Decreto Rilancio (Decreto Legge n. 34/2020) per promuovere la ripresa del sistema paese dopo la crisi provocata dal Covid-19, quella che riguarda più da vicino le comunità energetiche è l’Ecobonus 2020 contenuto nell’articolo 119 che introduce una detrazione pari al 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici. Tali misure si applicano esclusivamente agli interventi effettuati dai condomini e dalle persone fisiche, escluse quelle che fanno attività di impresa, arti e professioni. Sono contemplati gli Istituti Autonomi Case Popolari (IACP), comunque denominati, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa, gli enti del Terzo settore, nonché le associazioni e le società sportive dilettantistiche per determinate tipologie di intervento.

La dimensione sociale e politica della comunità energetica

Le comunità energetiche possono sperimentare ruoli innovativi in ambito sociale, etico e civico, strutturandosi attraverso una governance locale a responsabilità diretta, alla base della quale, cittadini, associazioni e realtà imprenditoriali, condividono un insieme di principi, regole e procedure che riguardano la gestione e il governo della comunità, verso obiettivi di autogestione e condivisione delle risorse (sharing resources).

La governance riveste un ruolo di intermediazione, che coinvolge vari ambiti di attivazione secondo una duplice intento: quello di intervenire da livelli minimi di attivazione come quello personale e domestico fino a quello che include la possibilità e l’interesse a coinvolgere un’organizzazione incentivata e motivata a partecipare alla comunità stessa.

Solitamente la governance nasce dai portatori di interesse, siano essi associazioni, amministratori di condomini, gruppi di imprese o un gruppo di cittadini. La possibilità di avviare la governance non dipende sempre da progetti finanziati, ma dalle intenzioni che vedono i membri di una comunità energetica fare leva sulle istituzioni locali affinché si intraprendano soluzioni energetiche e sostenibili. Deve necessariamente esistere la volontà di creare un nuovo network non gerarchico supportato da un nuovo sistema socio-energetico. Si apre quindi il dibattito su quali caratteristiche debba avere l’organizzazione socio-tecnologica per sviluppare a pieno una comunità energetica. Sicuramente sarà un sistema che integri in ogni sua parte la responsabilità energetica e sappia convergere anche verso la soluzione di altre priorità comunitarie (es. servizi, agevolazioni ecc.).

Inizialmente, la governance è più facile che si attivi sperimentando nuove tecnologie per il risparmio energetico in strutture residenziali. Questo modello si può poi allargare al condominio e al quartiere circostante restituendo una maggiore organizzazione degli attori o volontari attivi della comunità richiamando a una collettivazione delle capacità, inizialmente, individuali.

La nascita della figura del facilitatore di comunità energetica può sostenere lo sviluppo delle comunità energetiche favorendo l’attivazione di governance ai vari livelli organizzativi già presenti in una comunità o favorendo in tal senso, la nascita di nuove parti attive.

Il ruolo delle Istituzioni

Tra le più rilevanti azioni promosse a livello europeo per delineare il meccanismo di governance con ricadute a livello nazionale di ogni stato membro vi sono il Green New Deal e l’Agenda 2030.

Green New Deal – la Commissione Europe prevede che l’UE complessivamente dovrà ridurre le emissioni climalteranti del 40% entro il 2030, per giungere alla carbon neutrality entro il 2050, rendendo sostenibile l’economia dell’UE. Il Green New Deal è il “nuovo patto verde”, una legge vincolante per tutti i Paesi UE, che si propone di intervenire su molti aspetti della vita economica e sociale tra cui la lotta al cambiamento climatico, la transizione energetica, trasformazioni del tessuto produttivo verso l’economia circolare, mobilità smart e sostenibile, agricoltura e protezione della biodiversità.

Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nell’Agenda 2030 sono stati individuati 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Tra questi vi sono alcuni obiettivi che sono collegati ai temi delle comunità energetiche. In particolare, questi obiettivi definiscono una visione attraverso le quali le comunità stesse possono modificare la loro organizzazione e le loro relazioni per divenire sistemi sinergici e sostenibili, in particolare:

  • obiettivo 7: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
  • obiettivo 11: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

A supporto della governance, esiste la strategia europea per l’innovazione e la buona governance ha introdotto l’European Label of Governance’ Excellence (ELoGE) che ha introdotto i 12 principi attivanti vari livelli socio-economici di una comunità. Questi principi possono costituire un riferimento anche per definizione della governance della comunità energetica: 1. Partecipazione, rappresentanza, equa condotta delle elezioni; 2. Reattività; 3. Efficienza ed efficacia; 4. Apertura e trasparenza; 5. Stato di diritto; 6. Condotta etica; 7. Competenza e capacità; 8. Innovazione e Orientamento al Cambiamento; 9. Sostenibilità e orientamento a lungo termine; 10. Sana gestione finanziaria; 11. Diritti umani, diversità culturale e coesione sociale; 12. Responsabilità.

Nuovi comportamenti individuali, familiari, associazionistici, di impresa e non solo tecnologici aprono la comunità a nuove opportunità di ripresa socio-economica e ambientale, in vista della decarbonizzazione che l’Europa attende entro il 2050, favorendo una rivoluzione sistemica importante nel tentativo di cambiare fortemente, nei prossimi dieci anni, il modo di consumare, di abitare e quello di alimentarsi andando così verso la neutralità climatica.

Conclusioni

Come ci ha ampiamente dimostrato la crisi legata al COVID-19 (crisi sia sanitaria che economica), l’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute a tutti i livelli. La dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il nostro benessere e quello del pianeta. La transizione energetica non è più una scelta ma una necessità e un’opportunità per creare nuovi modelli di produzione e abbracciare nuove abitudini e comportamenti più eco-sostenibili.

Essere comunità energetica, dunque, significa partire dalle origini, per intraprendere nuove strade verso modi di produzione e consumo dell’energia a km zero; significa ristabilire una relazione con l’ambiente a partire dall’uso di fonti rinnovabili per la realizzazione di un sistema economico e sociale sostenibile per le presenti e future generazioni. Comunità Energetica significa mutuo appoggio, cooperazione, scambio, concetti alla base “del vivere insieme”.



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